
Sonido Libre: la battaglia nelle discoteche contro l’uso dei cellulari
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C’è stato un tempo in cui la pista da ballo era un luogo sacro. Nessuno aveva in mano uno schermo, nessuno sentiva l’urgenza di documentare tutto. Si ballava con gli occhi chiusi, inseguendo solo le vibrazioni di un basso profondo o l’incanto ipnotico di una strobo accesa nel momento giusto. Oggi, quel tipo di immersione sembra appartenere a un’altra epoca. Le mani che un tempo si alzavano per applaudire ora reggono uno smartphone; l’istinto di perdersi nella musica ha lasciato spazio al desiderio di riprendere, pubblicare, mostrare. La tecnologia ha reso tutto più accessibile, ma qualcosa, nel frattempo, si è perso: l’abbandono, il coinvolgimento collettivo, l’incanto del “qui e ora”.
Prima dell’esplosione dei social network, vent’anni fa, la pista era un luogo di pura immersione: strobo, bassi potenti e corpi in movimento creavano un unico flusso collettivo di energia. Oggi molti club stanno provando a invertire la tendenza: si sperimentano serate “tech-free” dove, come in alcuni locali di Berlino oltre al celeberrimo Berghain, i cellulari vengono raccolti all’ingresso o le fotocamere coperte per far concentrare il pubblico solo su musica e ballo. Anche in Italia bar e discoteche hanno adottato misure simili. Ad esempio, il Casa Mia Club di Genova dal 7 ottobre 2023 ha vietato l’uso dei telefoni in pista durante il weekend, per “permettere ai clienti di vivere la serata appieno, senza distrazioni digitali”. Queste iniziative mostrano quanta energia genuina si può ritrovare restando nel qui e ora, riscoprendo il piacere di ballare senza l’ossessione di scattare foto o registrare video.
La natura immersiva della musica elettronica
L’elettronica dance (house, techno, tech house) è un genere basato su suoni, ritmi e texture più che su parole: ogni traccia si costruisce sulle vibrazioni dei bassi e sull’atmosfera creata dalle frequenze. Questo lo rende particolarmente adatto a un ascolto immersivo, un’esperienza in cui ogni sfumatura sonora viene percepita dal corpo e dalla mente insieme. In questo senso il live puro della techno era nato per avvolgere il pubblico; l’uso degli smartphone, invece, spezza il flusso emotivo relegando parte dei clubber a spettatori digitali anziché protagonisti della pista. Ogni volta che un cellulare si alza per riprendere, un pezzo di quella connessione invisibile viene meno.
La protesta di Bob Sinclar
Un esempio clamoroso di come il fenomeno abbia turbato anche i dj di primo piano arriva da Bob Sinclar. Il popolare produttore francese ha raccontato di essere rimasto «così depresso» durante un set a Mykonos da definire quella serata “la peggiore della mia carriera”. La folla infatti era ferma, “più intentata a filmare con i telefoni che a ballare”. Di fronte a questa scena, Sinclar ha lanciato un appello via social: in un video Instagram ha invitato a moderare le riprese, spiegando che “due video sono più che sufficienti; concentratevi sulla musica”. Il messaggio di Sinclar è chiaro: la musica dal vivo è fatta di scambio energetico, non di spettatori digitali. Come sottolinea lui stesso, dal palco cerca di ottenere un’“energia fisica” dal pubblico – l’energia che si sprigiona dal corpo e dalla danza – ma più le persone sono attaccate allo schermo, più si perde il feeling collettivo. In effetti, “più persone sono impegnate con i loro telefoni, meno il pubblico si sente connesso, con un conseguente crollo di quell’energia essenziale”. Secondo Sinclar, il dj non vuole bandire la tecnologia, ma soltanto ricordare che la memoria dei ricordi si crea meglio vivendo il momento, non incastrandolo dentro uno schermo.
Keinemusik e la politica “no phones”
Nel panorama techno, anche il collettivo berlinese Keinemusik (&ME, Rampa e Adam Port) si è fatto portavoce di un approccio opposto alla smania da smartphone. Durante il closing party all’Hï Ibiza con Keinemusik in consolle, un video amatoriale pubblicato online mostrava la folla quasi immobile con il cellulare alzato verso il palco, invece di ballare: “quasi tutta la folla immobile con il braccio sollevato al cielo” e un pubblico impegnato a guardare gli show attraverso il display di un telefono. Di fronte a queste immagini inquietanti, il trio ha scelto di ribaltare la situazione. Nei loro dj set ormai sono consuetudine gli inviti a posare i telefoni: gli speaker chiedono di spegnere i dispositivi o riporli in tasca, perché solo così si può danzare davvero insieme. Una politica che molti definiscono rivoluzionaria nella cultura rave, perché ricorda che lo scopo vero della serata è la comunione sul ritmo, non la rincorsa ai “like”. Spegnere il telefono significa riscoprire il club come spazio di libertà condivisa, dove la musica parla da sé e la comunità si crea senza filtri digitali.
Visual ed effetti speciali: potenziare l’esperienza
Nel frattempo la tecnologia audiovisiva sta trasformando i live show in esperienze multisensoriali. In ambito EDM le immagini non sono più un contorno, ma un ingrediente essenziale dello spettacolo; «con le giuste immagini la musica può amplificare l’energia, trasformando un semplice dj set in un’avventura multisensoriale». Luci pulsanti, laser sincronizzati e schermi LED coinvolgono tutti i sensi: ad ogni drop i colori brillanti e le animazioni scatenano un legame viscerale con il pubblico, rendendo la musica «più grande della vita».
Un esempio avanzato di questo connubio tra musica e tecnologia è lo spettacolo The End of Genesys di Anyma (Matteo Milleri) allo Sphere di Las Vegas. In questo show hi-tech la performance techno si svolge dentro un enorme schermo sferico: Android realistici, panorami spaziali ed elementi surreali si alternano in sincronia con ogni battito di cassa. Milleri stesso descrive le serate finali come “il culmine di suono, tecnologia ed emozione amplificata”, un’esperienza pensata per avvolgere completamente lo spettatore. Rolling Stone ha notato che in questo live Anyma «ha trovato un modo distintivo di unire musica e tecnologia», sperimentando persino il volumetric capture per creare un suono tridimensionale e immersivo. In sintesi, gli effetti speciali non sostituiscono la musica: la moltiplicano. Proprio come accade nel club perfetto, dove musica, luci e movimento di danzatori sono un tutt’uno.
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